Il Territorio
(Analisi e fabbisogni)
Il territorio del GAL Sicilia Centro Meridionale (GAL SCM) si estende sul versante orientale della provincia di Agrigento e comprende 13 comuni: Comitini, Camastra, Campobello di Licata, Canicattì, Castrofilippo, Favara, Grotte, Naro, Licata, Palma di Montechiaro, Racalmuto, Ravanusa e le isole di Lampedusa e Linosa, per una superficie territoriale complessiva di 942,38 Kmq e con una popolazione di 186.688 abitanti e una densità di 198,10 ab/kmq (censimento ISTAT 2011).
Gli effetti della recessione economica causata dalla crisi finanziaria iniziata nel secondo semestre del 2007 hanno avuto riflessi particolarmente significativi anche sull’economia territoriale del GAL SCM.
Analizzando il mercato del lavoro emerge un tasso di disoccupazione giovanile con punte del 70.37% (Camastra) contro un dato provinciale del 54,37%, regionale del 51,3% e un dato nazionale di 35,3, mentre il tasso di disoccupazione generale è pari al 21,97% contro il 18,6% regionale e il 10,7% nazionale, collocando il GAL SCM molto al di sopra della media.
La crisi economica ha generato, inoltre, il fenomeno dello spopolamento dei centri rurali. In più vi è presenza di criminalità diffusa che determinano in queste terre presenze di mafia e di illegalità che sicuramente influisce negativamente sul settore economico.
Il sistema agricolo del GAL SCM è caratterizzato dalla presenza di 10.723 aziende agricole, pari al 31,70 del dato provinciale, che interessano una SAT di 52.010,45 ettari, il 30,61% del dato provinciale e una SAU di 46.544,93 ettari (il 30,85% del totale provinciale). Il 97,54% sono aziende individuali. Nel periodo intercensuario 2000-2010 si registra una forte riduzione nel numero di aziende del 45,43%. La specializzazione prevalente è nelle colture permanenti con il 59% delle aziende. Gli occupati nel settore sono il 21,37%. Esaminando la distribuzione delle aziende per classi di dimensione fisica ed economica, si confermano i fenomeni di polverizzazione strutturale ed economica del sistema agricolo territoriale: il 49,71% delle aziende agricole hanno una dimensione agricola minore di 2 ettari e una dimensione standard inferiore a 4000 Euro. Solo lo 0,15% ha una dimensione maggiore di 100 ettari. Sono pochissime, inoltre, le aziende agricole che utilizzano energia rinnovabile e servizi internet e servizi tecnologici innovativi.
Un punto di forza del territorio è, però, la differenziazione dei prodotti agricoli che si diversificano anche in base alla localizzazione territoriale.
La produzione agricola, oltre ad essere variegata, è caratterizzata da prodotti di qualità specifici che rafforzano l’identità territoriale: l’alaccia salata di Lampedusa (presidio Slow Food), l’uva da tavola di Canicattì (I.G.P.), i piccoli frutti di Campobello di Licata, la cipolla e l’aglio di Castrofilippo, il melone cantalupo di Palma di Montechiaro e Licata, i vini di Grotte, Racalmuto, Campobello di Licata, Licata, Naro e Canicattì, i prodotti orticoli di Palma di Montechiaro, Licata, Campobello di Licata e Ravanusa, etc..
Molto importante, per l’economia del territorio, è anche il settore vitivinicolo. In questi ultimi anni, infatti, la coltivazione dell’uva da mosto ha raggiunto livelli d’eccellenza, soprattutto nella coltivazione del “Nero D’Avola”, vitigno autoctono che in questa parte dell’isola raggiunge il massimo della qualità organolettica per le caratteristiche geomorfologiche del territorio. Nel comprensorio si sono affermati alcuni vini dall’ottima immagine, posizionati sulla fascia medio-alta del mercato, prodotti da imprese vitivinicole sempre più orientate alla qualità e al marketing. Sono presenti, inoltre, una decina di cantine private e 3 cantine sociali (Gattopardo, Viticoltori Associati, La Torre) che hanno riscosso un notevole successo anche in manifestazioni internazionali. E’ il caso, ad esempio, della CVA di Canicattì che nel 2016 ha ricevuto la Gran Medaglia d’oro e il titolo di “Vino Bianco Rivelazione” del XXIII Concorus Mondial de Bruxelles per il vino l’Aquilae Grillo Bio 2015. Nel settore vitivinicolo, però, il numero delle imprese competitive nel mercato globale, per l’organizzazione, la professionalità manageriale e l’innovazione, se pur significativo resta comunque, nel complesso, molto modesto.
La presenza di mandorleti diffusi in tutto l’areale rappresenta un altro punto di forza del territorio. Si tratta della coltura più tipica della zona, vi sono, infatti, impianti anche molto vecchi. La forte tipicità è connotata anche dalla notevole differenziazione dei prodotti trasformati, legati a ricette locali (come i “ricci” delle suore di Palma di Montechiaro) e ad antiche tradizioni enogastronomiche.
Nel comparto zootecnico emerge una certa presenza di caprini la cui razza prevalente è la derivata di Siria seguita da Maltese e la tipica razza Girgentana recentemente valorizzata grazie anche al presidio Slow Food. Le produzioni tipiche sono il pecorino, i formaggi misti ovo-caprino e la ricotta. La produzione di carne di agnello da latte, di agnellone, macellato da aprile fino a settembre, e infine di capretto di circa un mese d’età è molto richiesto dal mercato locale.
In relazione al settore agroalimentare si evidenzia una scarsa gestione del valore aggiunto della produzione, fenomeno questo che riguarda l’intera dimensione regionale. Infatti, l’industria agroalimentare si occupa prevalentemente della prima trasformazione dei prodotti. E’ il caso, ad esempio, della produzione del vino e dell’olio di oliva che attualmente sono venduti principalmente come prodotto semilavorato, ad altre strutture che completano il ciclo produttivo, alimentando il proliferare di soggetti diversi lungo la filiera e rendendo la stessa meno efficiente per gli operatori. Necessita quindi, per l’efficienza degli stessi operatori e per un risparmio dei consumatori, che le filiere siano accorciate. Si evidenzia, inoltre, in tendenza con il quadro regionale, un basso livello tecnologico degli impianti e delle tecniche di lavorazione che sono indispensabili ai fini dell’ottenimento di un marchio di qualità.
Per quanto riguarda l’agricoltura locale, è orientata alla figura tradizionale del coltivatore e della produzione. Emerge, quindi una forte carenza di professionalità legate alla commercializzazione e al marketing, alla diversificazione dell’attività agricola e alla logistica.
Le produzioni agricole dei settori principali, hanno l’opportunità di competere puntando sui mercati di nicchia di livello medio alto. Pertanto per il loro sviluppo occorre innalzare gli standard qualitativi delle produzioni e migliorare i servizi ad essi connessi, valorizzare l’eterogeneo panorama produttivo mediante strategie di marketing e puntando sull’innovazione tecnologica per migliorare e diversificare l’offerta locale.
Una delle principali opportunità per lo sviluppo agroalimentare è riconducibile alla crescita della richiesta di prodotti di qualità, quindi alle opportunità di utilizzare gli strumenti di rintracciabilità e di sicurezza alimentare, di fornire agli operatori del settore strumenti adeguati per qualificare le produzioni e per promuovere la cultura della qualità.
Per quanto concerne le imprese e i servizi, il territorio presenta un tessuto produttivo molto frammentato con aziende, di piccole dimensioni e pochi organismi associativi. Basti pensare che il 98,86% delle aziende agricole sono delle imprese individuali. Le conseguenze sono negative su diversi fronti. Primo fra tutti si crea una struttura di mercato “allungata” con una struttura distributiva eterogenea. La frammentazione non permette la concentrazione dell’offerta e ciò crea due tipi di svantaggi soprattutto nella commercializzazione: la difficoltà ad intercettare il mercato estero e la difficoltà ad intercettare quei consumatori disposti a pagare un premium price per la qualità. Inoltre, essendo le aziende impossibilitate a realizzare economie di scala, non possono ridurre ed ottimizzare i costi di gestione. Inoltre, il sistema imprenditoriale ha una bassa propensione all’innovazione, ed essendo questa una componente fondamentale per la competitività, occorre incentivare le imprese esistenti in questa direzione e favorire la nascita di nuove imprese innovative.
Altra componente strategica che risulta scarsamente valorizzata, così come per l’intero territorio regionale, è l’integrazione di filiera, spesso assente e/o non efficiente, e una scarsa presenza di accordi di coltivazione tra produttori agricoli e industrie di trasformazione (accordi verticali).
Inoltre, si evidenzia nel comprensorio, che le imprese sono gestite soprattutto da operatori che hanno una modesta professionalità, livelli manageriali e organizzativi insufficienti e che necessitano, pertanto, di un ammodernamento anche dal punto di vista gestionale e della formazione/informazione.
Con particolare riferimento alle minacce, il progressivo divario dei margini reddituali per effetto dell’aumento dei costi di produzione (ad esempio: energia, trasporti, carburanti, altro) e della riduzione dei prezzi di vendita, potrebbe generare la fuoriuscita dal mercato di alcune aziende.
Altri rischi sono determinati, inoltre, dalla concorrenza dei prodotti regionali, nazionali e internazionali, sia nel segmento dei prodotti di qualità, che in quelli “da prezzo” che potrebbero portare ad una progressiva perdita delle quote di mercato delle imprese commerciali locali, e quindi ad un abbandono delle coltivazioni. Ciò creerebbe notevole impatto sia sulla salvaguardia del territorio, sia sullo sviluppo economico e sociale e sulla salute della popolazione, a causa dell’importazione di prodotti fuori norma o O.G.M. nonché sulla crescita dei divari territoriali rispetto alle restanti aree della regione e del Paese.
Per accrescere la redditività delle imprese, un fattore chiave risulta essere la diversificazione delle attività agricole verso attività extra-agricole e in particolare verso le attività turistiche.
D’altra parte, le condizioni ambientali e climatiche favorevoli, caratterizzate dal clima mite, dall’assenza di grandi industrie, dal limitato sfruttamento territoriale, dall’uso limitato dei diserbanti e prodotti antiparassitari, sulla maggior parte delle colture, ne fanno un territorio a forte vocazione turistica legata, data la crescente domanda del turismo legato alla naturalità, alla qualità e alle tradizioni locali. In merito all’attrattività turistica sono emersi altri fattori importanti. Il primo riguarda la consistenza dei posti letto che nell’ultimo decennio ha avuto una buona crescita. Altri punti importanti riguardano la consistenza di nuclei e centri storici e la ricchezza del patrimonio storico-culturale, materiale e immateriale. Infine, la presenza di diversi strumenti della precedente programmazione regionale e comunitaria (Leader, Patti Territoriali, Contratto d’Area, P.I.T., P.I.C., PIST e PISU, Piano Strategico) ha determinato una notevole crescita nei processi di cooperazione e programmazione intercomunale.
Per quanto riguarda il turismo, nell’area del GAL SCM sono concentrati il 30% degli esercizi alberghieri e d extra-albergieri della provincia con un totale di 4.898 posti letto (circa il 36% della provincia di Agrigento). L’analisi evidenzia la vocazione turistica delle Isole (con 2.363 posti letto) e Licata (con 1.756 posti letto), prevalentemente con attività alberghiere di 3 stelle, dove però persiste una certa stagnazione nella crescita delle strutture ricettive.
Licata, inoltre, è entrata con buon successo fra le destinazioni turistiche di rilievo del territorio provinciale, grazie anche alla lungimiranza di alcuni imprenditori, che hanno scommesso investendo in alcune strutture di grandi dimensioni che hanno ben risposto alla domanda di mercato e per la nascita del nuovo porto turistico in grado di accogliere diportisti da ogni provenienza.
Nell’ambito dell’attrattività turistica è emersa, però, una scarsa consistenza di alcuni servizi, in particolare di agriturismi e di fattorie didattiche e sociali. Inoltre, manca un collegamento tra le imprese del settore turistico e tours operators. Mentre le risorse culturali sono poco valorizzate e mancano servizi innovativi specie della PPAA legati alla valorizzazione delle risorse del territorio.
Anche il settore della pesca e della marineria delle Pelagie è un elemento importante sia per la produttività che per il turismo, che va valorizzata.
Lo stato di stagnazione del settore turistico locale rischia di non potere intercettare le potenzialità di un mercato. Il territorio del GAL ha ancora un forte vantaggio competitivo, dovuto al fatto che è inserito nel contesto provinciale della Valle dei Templi, fra le destinazioni più desiderate dai turisti per storia, cultura e per lo splendido ambiente, ma perde sempre più quote di mercato, sia per le difficoltà di governo delle filiere turistiche che per una promozione troppo frammentata, ma anche per l’assenza di una vera politica nazionale del turismo. Una maggiore promozione a livello nazionale potrà funzionare soltanto se anche a livello locale si avvieranno progetti significativi per l’accoglienza turistica e per il governo delle filiere.
Le opportunità sono legate alla possibilità di attivare flussi di scambio regionali e mediterranei, dati dalla localizzazione strategica del territorio che pone il territorio del GAL SCM, sia come importante punto di riferimento verso i flussi marittimi mediterranei, per la presenza dell’importante porto di Licata e per la centralità delle isole Pelagie, sia come nodo cerniera provinciale tra l’agrigentino e il nisseno.
In merito alla localizzazione regionale, importante è la posizione del territorio rispetto al polo turistico di Agrigento che determina la possibilità di veicolare all’interno del comprensorio, i flussi turistici provinciali, dati dalla crescente domanda di turismo relazionale e rurale. Il territorio è dotato di una certa consistenza di risorse endogene che offrono la possibilità di integrare e diversificare l’offerta turistica (turismo rurale, balneare, culturale, naturalistico, enogastronomico), a condizione che tali risorse siano tutelate, valorizzate e internazionalizzate.
Nelle isole, inoltre, vi è la minaccia di una vulnerabilità dell’immagine turistica legata al flusso migratorio di Lampedusa da una parte e dalla possibile pressione turistica eccessiva, soprattutto nei mesi estivi, con possibile degrado territoriale e perdita del valore delle risorse naturali, riduzione della biodiversità, della peculiarità e della identità fisica e biologica, dall’altra.
I fabbisogni sono stati prioritarizzati sulla base dell’analisi e degli elementi interni della SWOT, assegnando a ciascuno un diverso grado di rilevanza per il contesto territoriale. Tali fabbisogni, perfettamente coerenti con il PSR, determinano le scelte strategiche descritte nei paragrafi successivi. Se ne descrivono brevemente, di seguito, il loro contenuto:
La Strategia di Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo (SSLTP) del GAL SCM è definita in coerenza con:
- il contenuto del PSR Sicilia 2014-2020 e del PO FESR 2014/2020 e i rispettivi quadri normativi, programmatici e attuativi di riferimento;
- i principali fabbisogni dello sviluppo locale individuati sulla base dell’analisi SWOT e dell’analisi del contesto territoriale;
- le priorità individuate dalle comunità locali.
Sulla scorta di tali elementi, la SSLTP del GAL SCM si articola in:
- 1 obiettivo “principale”
- 2 ambiti tematici
- 10 Obiettivi specifici
Obiettivo principale: “Ri-territorializzare le economie del territorio del GAL SCM attraverso azioni integrate che porteranno, entro il 2020, al 15,37%% di popolazione rurale che beneficerà di migliori servizi/infrastrutture e alla creazione di 36 posti di lavoro”.
L’ obiettivo principale, è correlato da due indicatori target di risultato (T):
- Percentuale di popolazione rurale che beneficia di migliori servizi/infrastrutture (Indicatore di obiettivo T22 del PSR);
- Posti di lavoro creati nell’ambito dei progetti finanziati (LEADER) (Indicatore di obiettivo T23 del PSR).
Per la misurabilità dei target di risultato rispetto all’obiettivo principale della strategia è stato adottato il seguente metodo: I due indicatori target sono adeguati e misurabili sulla base delle risorse previste. Il Target T22 è misurabile sulla base della capacità infrastrutturale (numero di persone che usufruiscono del servizio/infrastruttura) dei servizi/infrastrutture, il cui numero si ricava dalle risorse disponibili, calcolando il costo medio per ogni intervento previsto. Il target T23 è dato dai posti di lavoro previsti sulla base delle risorse, prevedendo un certo numero di aziende da finanziare, con il regime de minimis, e prevedendo un posto di lavoro creato per azienda e/o Centro pubblico finanziato.
L’obiettivo principale sintetizza la vision strategica del GAL SCM basata su un percorso già avviato con la precedente programmazione con il quale il GAL ha avviato un modello di sviluppo basato sulla costituzione di un sistema produttivo locale sostenibile, di qualità e coerente con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali e integrato. La strategia di sviluppo locale consente, inoltre, di valorizzare le risorse naturali e storico-culturali, facendo leva non solo sulle misure del PSR ma anche su politiche di altri settori, a partire dal POR. Ciò riguarda anche lo sviluppo di sistemi produttivi nei quali le differenti componenti economiche, agricoltura, artigianato, servizi, turismo, si integrano attraverso l’attuazione, attorno al tema catalizzatore, di strategie innovative fondate sul territorio, il cui fine ultimo è quello di favorire, attraverso l’incremento della qualità della vita nelle aree rurali, la permanenza della popolazione attiva sul territorio.
Sulla scorta di ciò e dei fabbisogni prioritari emersi, si sono prescelti 2 ambiti tematici, per i quali vengono di seguito descritti gli obiettivi specifici e i risultati attesi.
Emerge, quindi l’esigenza di intervenire prioritariamente sui target “giovani” e “donne” e sostenere la creazione e lo sviluppo di attività extra-agricole, per favorire la crescita socio-economica dei territori, contrastare lo spopolamento e creare nuove opportunità di lavoro. Tale diversificazione, in particolare, va intesa nell’ambito della maggiore interazione dei settori agricolo e forestale con quelli del turismo e dell’artigianato, con il settore dell’istruzione e il terzo settore. Inoltre, occorre sostenere le attività rivolte al completamento di filiere locali e alla valorizzazione delle specificità culturali e enogastronomiche connesse alle produzioni agricole e alimentari di qualità, la produzione di energia da fonti rinnovabili, il rafforzamento dell’offerta turistica con strutture di accoglienza e servizi innovativi.
Ultimo aggiornamento
18 Aprile 2020, 11:51